
Manifesto Trilaterale 2014
- Scritto da Commissione Comunicazione
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Nei giorni dal 29 maggio al 4 giugno ci siamo riuniti a Lisbona, noi Segretariati delle GiOC (Gioventù Operaia Cristiana) di Italia, Portogallo, Spagna e Catalogna, per realizzare il nostro incontro annuale. In questa occasione abbiamo girato intorno alla tematica dela “disoccupazione giovanile”, per analizzare le cause e le conseguenze di questa grave situazione di cui soffre la gioventù.
A partire dai dati della disoccupazione giovanile (36,4% in Portogallo, 42,3 in Italia, 55,1 in Spagna e 49,5 in Catalogna) abbiamo potuto constatre alcune realtà:
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Questi dati non sono del tutto reali, perchè molti giovani non si iscrivono al registro di disoccupazione.
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Le persone giovani in questa situazione di disoccupazione vivono questa realtà come un problema personale e non collettivo.
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Questa situazione genera sentimenti di impotenza, frustazione, demotivazione, e anche, depressione.
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La maggior parte dei giovani che accedono al mondo del lavoro sono soggetti a contratti temporanei e alla precarietà.
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Questa situazione che stiamo vivendo è una conseguenza di una struttura ingiusta e di un sistema che “considera l'essere umano come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare via” come dice Papa Francesco nel numero 53 della sua esortazione “Evangelii Gaudium”.
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Le politiche che si stanno mettendo in pratica nei nostri paesi si concentrano sulle conseguenze ma non sulle cause del problema.
Riflettendo su questa realtà e vedendola alla luce del Vangelo, lanciamo la seguente riflessione e i seguenti compromessi per aiutarci a trasformarla:
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“Non si può servire sia Dio che il denaro” (Mt 6, 24), ma vediamo che, attualmente, le strutture stanno al servizio del denaro e non delle persone: “oggi dobbiamo dire di no ad un'economia di esclusione e disuguaglianza. Questa economia uccide.” (EG, 53)
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Come movimento siamo chiamati ad accompagnare ed accogliere la vita di questi giovani che soffrono di disoccupazione e precarietà lavorativa, costruendo insieme un progetto di vita dignitoso.
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Ci impegnamo a rivelare tutte queste vite nelle istituzioni sociali ed ecclesiali, perchè ne tengano conto e per lavorare insieme per cambiare questa situazione.
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Come GiOC vediamo la necessità di prestare una speciale attenzione ai giovani più fragili, a cui manca il sostegno familiare e quello sociale.
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Attravesto un'azione che porti ad una trasformazione, dare protagonismo a questa gioventù, proporre alternative e trovare una soluzione insieme.
Sappiamo che questa trasformazione sociale richiede un processo lento e a volte stancante, però con la nostra militanza e collaborazione con altre associazioni e movimenti, possiamo construire una società più giusta e inclusiva in cui tutti e tutte possiamo essere protagonisti.
In questo cammino rimaniamo fedeli alle intuizioni di J. Cardijn, nostro fondatore, che diceva: “ogni giovane lavoratore vale più di tutto l'oro del monto, perchè figlio di Dio”, e affermava anche che “solo un'organizzazione di giovani lavoratori potrà dare risposta ai loro problemi essenziali nella vita e nel lavoro”.
Noi ci stiamo incontrando con la convinzione che nelle mani dei giovani lavorotori, e nelle nostre mani, ci siamo gli strumenti per trasformare la società.
“Noi non facciamo la rivoluzione. Noi SIAMO la rivoluzione” (J. Cardijn)