In ricordo di Carlo Carlevaris

LA MEMORIA DEI TESTIMONI

 

Ricordiamo Don Carlo leggendo una sua bellissima testimonianza!

Per incidenti sul lavoro normalmente intendiamo quella serie di disgrazie dovute a imprudenze, stanchezze accumulate, ritmi di lavoro eccessivi e quindi pericolosi, di sfruttamento di orari o di fatiche.

Ci sono, però, anche incidenti che non feriscono o uccidono, ma che toccano la persona nel profondo della sua dignità togliendole la pace interiore, il rispetto di sé, la remunerazione, il pane.

Ho vissuto qualcosa di simile quando sono stato costretto a lasciare gli stabilimenti dove ero presente da anni come cappellano del lavoro. Ero una presenza discreta, ma viva di partecipazione alla vita dei lavoratori spesso oberati da situazioni difficili, ma anche violentati nel loro pensiero e nelle loro scelte di vita.

Dover rinunciare ad esprimere i propri sentimenti, costretti ad aderire a proposte non condivise, a partecipare ad azioni contrarie alle proprie convinzioni, a compiere ingiustizie a danno di altri, a vivere in ambienti dove devi fingere una partecipazione che non è convinta.

Il mio allontanamento dalle aziende fu una risposta al sostegno dato a chi lottava, un mettersi dalla parte delle vittime, il denunciare l'ingiustizia che arrivava sino ai licenziamenti arbitrari o a gravi umiliazioni sul piano professionale.

Ma per chi subiva queste violazioni dei diritti primari della persona non era soltanto un incidente di percorso.

I trecento licenziati alla porta della Grandi Motori FIAT sapevano bene che non si trattava di mancanza di lavoro, ma di rappresaglia da parte dell'azienda che doveva dare una lezione a tutte le maestranze che non si sottomettevano alle esigenze politiche dell'impresa.

I reparti "confino" dove venivano isolati gli attivisti più vivi dello stabilimento, le officine in cui venivano trasferiti coloro che si distinguevano negli scioperi, le minacce e i trasferimenti per rompere le solidarietà erano strumenti di pressione assai frequenti.

Più tardi, operaio in uno stabilimento di costruzione stampi, venni privato del mio lavoro specifico per essere assegnato alla pulizia del reparto. Il mio capo mi confermò che il provvedimento era stato preso perché la direzione aziendale voleva punirmi per aver dato una mano alla costituzione della Commissione Interna in quello stabilimento, dove non c'era mai stato uno sciopero e dove non c'era un solo iscritto al sindacato.

Ma negli anni '50-'60 furono migliaia i lavoratori attivi sul terreno sindacale che subirono simili "incidenti sul lavoro": spesso erano padri di famiglia, operai specializzati, non disposti a rinunciare ad attività che essi ritenevano giuste e ampiamente giustificate.

Certi lavoratori affidati a precari, a lavoro in affitto con il solo scopo di poter allontanare e sostituire un lavoratore per risparmiare sui costi, si configurano come veri incidenti per chi cerca disperatamente un impiego. Le borse-lavoro che servono ufficialmente per imparare un lavoro, ma che si susseguono e alternano le persone per sfruttare una condizione di lavoro per il datore di lavoro, costituiscono di fatto un momento illusorio per chi ne gode, ma un buon investimento per chi sfrutta la legge che ha altri fini.

Da sempre le condizioni dei lavoratori subiscono "incidenti" di percorso a seconda delle situazioni che si determinano nel mercato.

Le flessibilità sono necessarie.

Le leggi odierne sono molto più in grado di tutelare gli occupati, ma credo che ci sia ancora molta strada da fare e che le organizzazioni sindacali hanno ancora un grande bisogno di "militanti", di gente disponibile a mettersi dalla parte dei più deboli che sono molti e spesso indifesi.

 

 

Carlo Carlevaris

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