COME STA CAMBIANDO IL LAVORO NEL MONDO?

Riflessioni su “giovani e lavoro” dall’incontro del 13.2.2015.

 

Di solito quando si parla di lavoro e giovani i discorsi hanno questi toni:

La crisi economica ha aggravato la condizione dei giovani italiani peggiorando le opportunità di trovare un’occupazione, di stabilizzare il percorso lavorativo, di realizzare le condizioni per conquistare una propria autonomia dalla famiglia di origine e di formare un proprio nucleo familiare. La disoccupazione giovanile ha raggiunto negli ultimi mesi livelli record. Inoltre l’Italia è tra i Paesi europei con più basso tasso di occupazione giovanile e più elevata quota di Neet, ovvero di under 30 che non studiano e non lavorano.

Il problema è grave per la sua entità e per le sue implicazioni: sta infatti aumentato il rischio di intrappolamento in condizione di inattività. Più dura tale condizione e più rischiano di scadere le motivazioni e di deteriorarsi le competenze, con l’esito di restringere le possibilità per i giovani di reimmettersi con successo nel mercato del lavoro. “

Vengono presentati dati...nudi e crudi ma il problema dei dati è che non hanno voce...si possono analizzare statisticamente, ordinare, incrociare ecc....ma il problema è che il tema di cui stiamo parlando...ovvero il lavoro.....è fatto da persone...e le persone hanno storie...e le storie vengono raccontate attraverso le voci...e ciò che a noi interessava era di dar voce ai giovani...mettere a disposizione uno spazio, un luogo per il confronto, perché troppo spesso ci si sofferma solo sui dati, ci si deprime a leggere i dati, ci si scoraggia. Ma quest’appuntamento non è stato organizzato per scoraggiarci, ma per piantare un seme, il seme della speranza, per dire a gran voce che SI CE L’HA POSSIAMO FARE!!!!

E qui abbiamo voluto raccogliere le testimonianze di qualcuno che nel suo piccolo c’è la fa davvero....senza avere la fama di CRISTIANO RONALDO o LADY GAGA...ma che comunque s’impegna ogni giorno per realizzare qualcosa nella sua vita, per sentirsi realizzato. Certo anche noi abbiamo utilizzato dati e numeri per presentare la ricerca , ma l’organizzazione di questo evento parte dalla convinzione che i numeri da soli non bastino a spiegare la complessità del mondo attuale, in particolare la complessità del mondo di noi giovani. Anche il trent’enne che scrive si permette di mettersi tra i giovani, perché sempre più spesso la mia generazione si ritrova nella stessa situazione dei più giovani, dei neo-diplomati o neo laureati, condividendo un futuro pieno di incertezze e dubbi.

Il convegno “C’e’ la possiamo fare” costituisce una delle tappe del lavoro svolto all’interno delle scuole lo scorso anno sul tema del lavoro, da parte della nostra associazione: la Gioc. Molti si chiederanno cosa centrano gli studenti con il lavoro, considerando che la gran parte non ha ancora l’età per lavorare.

Il punto è proprio questo, volevamo sapere che visione ne hanno, se ci pensano e che aspettative hanno, che valore gli danno nella loro vita, insomma avere la loro visione delle cose.

Perché poi alla fine la Gioc vuole fare proprio questo, si tratta di accompagnare i giovani verso la cosiddetta adultità, semmai si raggiunge, visto che neanche chi scrive ha 30 anni e non si sente ancora un vero e proprio adulto. Poi se parliamo del tema del lavoro, dobbiamo ricordarci che in questo particolare periodo storico, non è cosi poco frequente incontrare adulti che condividono le stesse situazioni e le stesse frustrazioni dei giovani, insomma l’idea di esser tutti sulla stessa barca non è poi così irreale.

Per coloro che hanno collaborato alla ricerca si è trattato di un percorso, durante il quale tutti hanno imparato un sacco di cose, grazie alla collaborazione con il Centro per l impiego e i sindacati, con i quali ci si è confrontati su diversi argomenti, tra i quali l’ elaborazione di un buon Curriculum, le nuove strategie di ricerca del lavoro ma anche soprattutto di Diritti del lavoratore. Potendo tornare indietro all‘età dei ragazzi che hanno partecipato al convegno, e avendo a disposizione tutte quelle informazioni sui miei diritti di lavoratore, mi sarebbe piaciuto cantargliene quattro a qualche datore di lavoro. Perché ora ho compreso che conoscere i propri diritti significa partire alla pari con l’interlocutore che si ha di fronte.

Tutto questo per evidenziare il valore che ha per tutti il percorso fatto all’interno dell’associazione, che offre un percorso di crescita comune ai giovani con cui si confronta.

Questo perché poi oggi le istituzioni sembrano così distanti, nascoste dietro alla burocrazia che troppo spesso impedisce loro di risolvere i problemi più semplici, quasi a volte sembra che al posto che tutelare e offrire servizi, vogliano complicarci la vita, cosicché emerge chiara dai giovani la necessità di uno spazio di confronto e dialogo a cui le associazioni tentano di rispondere.

Far parte di un associazione oggi significa crescere non sentendosi soli, non sentendosi semplicemente vittime di un sistema più grande che ci impedisce di realizzarci. Aiutano a credere che nonostante tutto per coloro che si impegnano c’è sempre una possibilità, cosi da essere un pò meno spaventati dal mondo, continuando ad avere la forza per perseguire i propri obiettivi.

E può succedere di sentirsi frustrati perché tutte le porte sembrano chiuse, pensiamo solo a cosa deve provare un operaio dio 40-50 anni con i figli che ha da sempre fatto quel lavoro, magari nella stessa azienda, e ad un certo punto è lasciato a casa. Oggigiorno non sono storie così rare e la frustrazione per queste persone, per questi genitori, sta proprio nel fatto di essere consapevoli di non poter più garantire a qualcun altro, i propri figli, quello che fino a ieri era possibile. Aver guadagnato qualcosa e poi perderlo è molto più frustrante che non aver nulla.

La differenza tra un adulto e i giovani sta nel fatto che questi ultimi hanno ancora tutto un mondo di possibilità di sperimentarsi e se in possesso degli strumenti giusti, trovare anche grandi occasioni opportunità. Ma gli strumenti e le opportunità non cadono dal cielo, vanno cercate, bisogna impegnarsi, perché nel mondo del lavoro....nessuno regala niente, a maggior ragione in un periodo di crisi come questo.

Non esiste il lavoro per giovani, esiste il lavoro ed ognuno ha la propria dignità.

Volevamo verificare se l immagine che spesso si portano dietro, di soggetti svogliati, senza le idee chiare, spaventati dai sacrifici, senza valori e bamboccioni, sfigati insomma...corrisponde a verità.....e i risultati sono stati stupefacenti.

Quel che è chiaro fin da subito è che nessuno ci tiene a diventare un NEET, anzi le aspettative sono alte ed è proprio giusto che sia così..sè non sono alte le aspettative dei giovani chi le deve avere? Chi deve avere l’ambizione di voler cambiare le cose e le idee su come farlo? Di certo non quegli anzianotti che hanno fatto in modo che questo Paese si riducesse così. Se vogliamo cambiare il futuro di questo paese abbiamo bisogno di gente che da oggi si impegni a farlo, che si rimbocchi le maniche, comprenda la situazione, ciò che nel proprio piccolo può fare, e agisca di conseguenza. Già il fatto di voler riflettere su questi argomenti, secondo me è un modo di mettersi in gioco per ciascuno, .un modo per fare qualcosa per se stessi e convincersi che ...io c’è la posso fare!!!

Nella ricerca sono stati coinvolti 219 ragazzi/e tra i 17 e i 25 anni frequentanti varie associazioni del territorio, 2 centri giovani, e 2 scuole tecnico-professionali di Rimini: L’ItiG e l’Einaudi. Questo perché qui avremmo potuto raggiungere più facilmente coloro che probabilmente pensano al lavoro nell immediato futuro, cioè dopo essersi diplomati.

Durante il percorso ci si è resi conto che per la gran parte dei ragazzi mentre sono impegnati ancora a studiare, il lavoro è visto come qualcosa di lontano, a cui s penserà poi, ed giusto non disperdere energie e concentrarsi su ciò che si sta facendo oggi....ma non ci si può dimenticare di arrivare pronti al domani, di avere e fare dei progetti, i diritti che si hanno è meglio conoscerli subito per non farsi fregare.

Per ciò che riguarda la formazione, non esiste solo l università, che spesso poi non offre gli strumenti pratici utili al lavoro che in teoria uno poi una volta uscito dovrebbe saper fare. Essa certo rappresenta un opportunità ma non è l’unica, esistono altrettanto validi corsi di formazione e di enti di Formazione per fortuna a Rimini c’è ne sono tanti. Oggi la formazione è necessaria praticamente per qualsiasi lavoro più o meno qualificato ma non siamo qui per dire che chi non sceglie di fare l università è uno sfigato anzi.....le testimonianze hanno dimostrato che oggi le possibilità per formarsi e acquisire competenze utili al lavoro o addirittura ad inventarselo sono le più disparate, molte delle idee più di successo ultimamente vengono da persone che si sono auto-formate....e i modi attraverso cui l’hanno fatto sono i più impensabili...anche guardare video su youtube può essere formativo....ciò che fa la differenza è il valore che si da alle cose che si fa!!!!!!!

Nel proporre il progetto dello sviluppo di un app. sul lavoro ad una classe dell’ ITI, ci si è resi conto di quanto gran parte di dei ragazzi, ne sappiano di informatica ad esempio, senza aver studiato libri o seguito corsi, ma semplicemente partendo dalla propria passione.

Molti altri invece, magari più vicini alla mia età, per fare le stesse cose che fate loro le hanno dovute imparare sui libri, e non è la stessa cosa. La formazione, qualsiasi tipo di formazione, costituisce un investimento per il futuro, un modo per gettarne le basi, di cui spesso non si raccolgono subito i frutti., e le storie di vita degli ospiti del convegno hanno una cosa in comune...l’impegno...il mettersi in gioco...il fare qualcosa oggi per fare un passo in avanti domani, anche se il cammino è sempre pieno di ostacoli e imprevisti da superare. Bisogna essere determinati e portare avanti il progetto nonostante le difficoltà. Le testimonianze sono di persone comuni che ogni giorno si alzano e combattono per quello in cui credono...dobbiamo smettere di pensare che le cose si fanno solo se ci permettono di diventare delle STAR...il successo di una persona non si misura ne dalla visibilità ne dei soldi che possiede: il modello a cui ci dicono di dover aspirare è irreale, la vita è un altra...quindi non ci deve sentire frustrati se sembra di non poterci arrivare...perché in realtà pochi sono quelli che c arrivano e spesso capita che rimpiangono di esserci arrivati.

Del totale del campione solo il 41% è in possesso di un curriculum vitae, e probabilmente questo dato si giustifica con il fatto che molti di voi sono studenti, e che quindi le esperienze lavorative da presentare ad un potenziale datore di lavoro non sono poi tante, o forse è da giustificare attraverso i canali di ricerca del lavoro che vengono utilizzati, per cui il Cv non è ritenuto di grande valore dai giovani...ma ora vi poniamoci una domanda....che cos’è effettivamente un curriculum? C avete mai pensato??? Come faccio, io datore di lavoro in cerca di personale da assumere, qualsiasi sia la tipologia di impiego, in particolare in una situazione com’è quella di oggi., dove tutti sono veramente alla ricerca di un impiego, nell’affollamento d cv che mi si presentano ogni giorno, a capire come scegliere un neo diplomato senza esperienza o quasi, rispetto ad un altro? Oggi forse più di qualche anno fa , capita frequentemente che chi si diploma con 90 mettiamo il caso, a livello pratico sia men competente di 1 che magari esce con 65....questo perché la scuola non sempre ha parametri di giudizio diversi da quelli necessari nel mondo del lavoro....quindi non mi preoccuperei troppo a scuola non si eccelle. Anche EINSTEIN prima di diventare un genio fu bocciato e gli dissero di lasciar perdere con gli studi.

Riprendendo il discorso il curriculum è una presentazione , è sulla base di questo che il datore di lavoro decide se il candidato merita un ulteriore analisi oppure no, merita un colloquio.....per cui nel caso in cui ci siano le stesse condizioni di partenza (il fatto di essere neodiplomati) è importante scrivere qualcosa che risalti agli occhi di chi logge, qualcosa che vi distingue dagli altri, una vostra passione, qualcosa che vi piace e che può colpir chi vi sta cercando. Questo per dire che anche la presentazione è importante, anzi forse oggi più che mai fondamentale, e per questo non può e non deve essere lasciata al caso.

La ricerca evidenzia pure come i giovani oggi cerchino di reagire come possono agli effetti della crisi che ha fatto progressivamente calare il numero di offerte di lavoro. Si mettono in campo comunque delle strategie, in attesa di tempi migliori. Come giusto che sia le scelte sono caratterizzate da molta concretezza che mostrano altro che volontà di dipendere dai genitori, ma voglia d indipendenza e autonomia, e per trovarle si percorrono tutte le strade possibili.

Quello che cercano nel lavoro è quello che cercano tutti, stabilità gratificazione personale e un buon stipendio mentre formazione e lavoro sono ancora considerati ancora i principali strumenti per governare il futuro cosi come il nucleo familiare il luogo in cui cercare riparo da possibili delusioni e nell’orientare le scelte lavorative.

I ragazzi inoltre denunciano le mancanze degli enti istituzionali (come il centro per l impiego e le agenzie interinali cosi come i sindacati) così come quelle della scuola, evidenziando poi di aver ben chiari quelli che sono i problemi. Quello che dobbiamo assolutamente impedire è che vinca la diffidenza nei confronti di queste istituzioni pubbliche in quanto tali; i problemi che hanno sono tanti certo, a volte sembra che non funzionino...perché sono fatte di persone....e le persone a volte vi possono comunque dare una mano. Dobbiamo fare in modo che non ci si arrenda all’idea che studiare non serva perché poi il lavoro lo si trova solo con le raccomandazioni (per fortuna in pochi la pensano cosi), certo ci vuole un pò di fortuna, come sempre nella vita, ma la fortuna aiuta gli audaci...per cui è necessario essere critici, essere costruttivi, fare in modo che i giovani insistano fintanto che qualcuno non li ascolti. E in questo le associazioni possono davvero aiutare. D’altra parte solo collaborando si può pensare di cambiare le cose e uscire dalla crisi, ma x farlo bisogna “sporcarsi le mani” e costa fatica...molta fatica...ma credo che gli ospiti della serata abbiano dimostrato già che nonostante tutto, impegno e sacrifici alla lunga pagano sempre...l’associazionismo poi serve a questo...a non sentirsi soli nella lotta ma di una cosa potete star certi...bisogna solo avere pazienza e non pretendere tutto subito.

 

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